Facebook è il social network più utilizzato in tutto il mondo e proprio per questo motivo i malintenzionati lo sfruttano per sottrarre informazioni personali agli utenti e per mettere in atto delle vere e proprie truffe, l’ultima in ordine di tempo riguarda le richieste di amicizia.
Falsi amici su Facebook
Facebook è nato per favorire l’interazione tra le persone che sono distanti migliaia di kilometri e non solo, e ci sono tantissime insidie, la più grave riguarda i profili fake creati per truffare le persone. Ultimamente molti utenti si sono lamentati delle richieste di amicizia sospette provenienti da account ambigui e falsi. Questi profili hanno nomi stranieri, presentano pochissime informazioni ed è difficile stabilire quali sono le attività recenti perché sono stati creati per estorcere dati personali. La truffa delle false amicizie su Facebook è un’attività ben consolidata, spesso infatti gli utenti si imbattono in richieste di belle ragazze in pose succinte che offrono prestazioni sessuali. In realtà dopo il primo contatto inviano dei link che indirizzano a siti fraudolenti. Negli ultimi giorni sono aumentati i casi di false richieste di amicizia e il consiglio è quello di non accettarle e di inviare una segnalazione a Facebook segnalando e bloccando l’account sospetto.
Caso Cambridge Analytica
Facebook però sta affrontando una grave crisi, le false richieste di amicizia sono nulla in confronto al caso Cambridge Analytica. La società di marketing online ha utilizzato i dati prelevati dal social senza rispettare le condizioni di utilizzo. L’inchiesta è stata lanciata da Guardian e dal New York Times e ha solo fornito dei dettagli su cose che si sapevano da tempo. L’azienda infatti è finanziata da persone considerate vicino alla destra statunitense e potrebbe aver avuto un ruolo nella campagna per le elezioni presidenziali anche se non è ancora chiaro come. Facebook ha avviato delle indagini interne per scoprire come la Cambridge Analytica ha ottenuto i dati degli utenti. L’Unione Europea intanto sta valutando i provvedimenti da assumere perché nel vecchio continente la tutela della privacy ha delle regole più rigide. Intanto Mark Zuckerberg ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione e dopo le verifiche interne Facebook potrà fornire la sua versione dei fatti con l’annuncio di nuove regole per la gestione dei dati.