CGIL, CISL, UIL nelle persone dei segretari Generali, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo presenti a Piana degli Albanesi per celebrare la Festa dei Lavoratori ma soprattutto per ricordare l’eccidio di Portella della Ginestra, quando, il Primo maggio 1947, il bandito Giuliano uccise 11 contadini tra i tanti che manifestavano per il diritto di lavorare le terre incolte dei latifondisti. In quell’occasione i dirigenti, avvalendosi dei “Servizi” del bandito Giuliano vollero ribadire l’affermazione della subalternità dei lavoratori, la negazione dei loro diritti a favore del potere indiscutibile dei “padroni”.
In questa occasione i Sindacati hanno voluto richiamare l’attenzione su quello che ritengono un impegno troppo scarso rispetto alla creazione di lavoro e di prospettive soprattutto a favore dei giovani. Il Segretario della UIL Barbagallo ha dichiarato che il primo maggio “E’ di impegno e non di festa perché c’è poco da festeggiare”, richiamando l’importanza di far riprendere l’economia mettendo al centro l’articolo 1 della Costituzione secondo cui l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.
Tra statistiche che dicono che aumentano le assunzioni e dopo dicono l’opposto, i lavoratori guardano la realtà dei fatti e questa è che se la situazione sta migliorando, nessuno se ne sta accorgendo. Sempre secondo le ultime analisi statistiche, la maggior parte dei lavoratori si schiera decisamente contro il Jobs Act e soprattutto contro l’abolizione dell’art.18 dello statuto dei lavoratori, una conquista ottenuta con lotte e sacrifici che i politici di oggi, Renzi in testa, stanno smontando un pezzetto dopo l’altro. Trattandosi di uno Statuto, se in alcuni punti ha perso di attualità e di coerenza con la realtà, andrebbe modificato, non buttato alle ortiche.