Non più dieci minuti, bensì cinque per essere dichiarati deceduti: ma ci sono prove scientifiche di pre-morte che dopo l’arresto cardiaco si è ancora coscienti nonostante si sia clinicamente morti. Polemiche per espianto e donazione degli organi
Polemiche elvetiche per dichiarazione di morte dopo 5 minuti da quando il cuore smette di battere
Da ora in poi si morirà prima: la dichiarazione ufficiale di morte arriverà entro cinque minuti da un arresto cardiaco. Se fino a poco tempo fa, i medici attendevano almeno dieci minuti prima di notificare l’effettivo decesso, ora si sta assistendo a una riduzione dei tempi. Le polemiche riguardo a questo nuovo regolamento sono veramente aspre, specialmente quelle che riguardano la donazione di organi.
Dichiarazione di morte, quando si è ufficialmente morti e si procede con espianto e donazione organi
Solo cinque minuti dopo l’arresto cardiaco e si è ufficialmente morti. Queste saranno, da ora in poi, le nuove regole ma dalla Svizzera si accendono le polemiche riguardo il dimezzamento dei tempi di attesa, soprattutto per quanto riguarda le regole per la donazione di organi. I criteri di diagnosi non sono solo la morte cerebrale, bensì una questione di arresto cardiaco: sono questi i due elementi essenziali quando si parla di espianto di organi. Affinché la diagnosi di morte sia effettiva deve esserci la cessazione, in maniera irreversibile, di tutte le funzioni cerebrali. Ci sono però, alcune differenze che non tutti conoscono. Dopo l’arresto cardiaco l’interruzione delle attività del telencefalo avviene dopo cinque minuti, mentre il tronco encefalico può arrivare a vivere fino a dieci minuti dopo. Riducendo tempi di dichiarazione ufficiale di morte si possono ottenere organi più freschi per i soggetti che ne hanno bisogno.
Dichiarazione di morte, prima di morire si è coscienti?
A tutto ciò va aggiunto che una recente ricerca ha affermato che il soggetto, poco prima della morte, assiste a uno stato di estrema lucidità. Questo avverrebbe proprio dopo l’arresto cardiaco. Ad asserirlo sono stati alcuni studiosi dell’Università di Southampton che hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista scientifica Resuscitation. Pochi minuti dopo l’ultimo battito, infatti, ci si rende conto di ciò che sta accadendo intorno a noi. E non si tratta solo di pure congetture, ma anche di testimonianze reali. Il 40% dei sopravvissuti a causa di un arresto cardiaco è riuscito a descrivere uno stato di totale consapevolezza nonostante fossero stati considerati clinicamente morti. In tali casi, inaspettatamente, il loro cuore ripartiva. In più, ci sono anche delle testimonianze vere e proprie: c’è chi asserisce di aver lasciato il proprio corpo e aver volato, vedendo dall’alto le manovre di rianimazione e descritte con tanto di dettagli e di suoni, compreso un macchinario che fa Bip ogni 3 minuti. Persone dichiarate morte da alcuni minuti e poi ritornate in vita, che ricordano questi particolari, non sono da prendere alla leggera. Il cervello, secondo i criteri medici, non può funzionare se il cuore smette di battere, ma ci sono casi in cui la consapevolezza cosciente è durata per 3 minuti dopo il decesso, nonostante è stato dimostrato che il cervello si disattiva dopo 30 secondi.