I due Istituti di Credito veneti che stanno attraversando un periodo di forte difficoltà non mancano di darci con frequenza pressoché quotidiana di che scrivere. Negli scorsi giorni la BCE ha dato il suo parere di solvibilità dei due Istituti, passando di conseguenza la palla alla Commissione UE che ora dovrà valutare e infine decidere rispetto alla richiesta avanzata dalle due Banche di poter accedere alla ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato.
Ma qual è la reale situazione? Per avere l’intervento dello Stato le due Banche devono tornare in condizione di redditività e devono presentare un piano particolareggiato e credibile alla Commissione Europea. Duro il capitolo delle sofferenze che ammontano a circa 9 miliardi e che le due Banche dovranno riuscire a smaltire al massimo entro un anno e poi i tagli di costi che dovrà toccare necessariamente i lavoratori con una quantità ancora imprecisata di esuberi. Nel frattempo in molti esprimono la convinzione che con la ricapitalizzazione precauzionale o senza, la sorte dei due Istituti è comunque infausta, non potranno evitare di chiudere.
Qualcuno addirittura avanza l’ipotesi che in verità la solvibilità non esista ma che sia stata decretata dalla BCE perché in caso contrario si sarebbe inevitabilmente andati al Bail in e si sarebbe corso seriamente il rischio di una destabilizzazione dell’intero comparto bancario italiano. Naturalmente facciamo il tifo per il salvataggio delle due Banche, soprattutto nell’interesse di chi ci lavora ma mettere in atto una sorta di accanimento terapeutico non serve a nessuno.