Ci sono ancora moltissimi dubbi sul futuro di chi sta pensando di aprire la partita IVA nel 2020 o già ce l’ha. In particolare, è il regime agevolato a destare preoccupazione, visto che al momento non se ne conosce ancora l’esatto destino. Vediamo insieme i dati a disposizione per comprendere se dovremo davvero dire addio al regime forfettario.
Partita IVA 2020 e regime forfettario: tante proposte, ancora nessuna certezza
Proprio in queste settimane il governo sta decidendo quali modifiche apportare alla Legge di Bilancio. Dopo le iniziali proposte, che non sono state accolte favorevolmente dalla platea delle partite IVA già esistenti, si è deciso di fare qualche passo indietro e al momento è auspicabile pensare che tutto rimarrà più o meno come quest’anno.
Le modifiche in questione riguardavano soprattutto il regime forfettario, che esiste già dal 2016 con un’imposta sostitutiva del 15%. Fino al 2018 l’unico requisito per accedere era quello del tetto massimo di 30.000, che nel 2019 è stato portato a 65.000. Tale operazione ha spinto qualche giornalista a utilizzare impropriamente il termine Flat Tax, visto che tale formula in realtà non era una novità per chi operava nel regime agevolato.
Tornando alle ipotesi per la Legge di Bilancio, si era pensato di riportare a 30.000 euro la soglia di fatturato massimo, come previsto per il regime forfettario fino al 2018. L’eventualità di alzare ulteriormente il tetto a 100.000 euro, con il cosiddetto superforfait al 20%, non è mai stata realmente in discussione perché non ci sono i fondi necessari per la manovra.
Le ultime novità sul regime forfettario 2020
Secondo gli ultimi aggiornamenti, il regime forfettario dovrebbe rimanere invariato, con il tetto massimo di 65.000 euro, l’imposta unica al 5% per i primi cinque anni e poi al 15%, l’assenza di vincoli d’età e l’applicazione di una percentuale forfettaria di spese che varia in base al codice ATECO assegnato al momento di apertura della partita IVA.
In più, per la partita IVA 2020 con regime forfettario non dovrebbe esserci l’obbligo di fatturazione elettronica, come per le partite IVA ordinarie. La proposta di cambiare questa condizione sembra infatti essere stata stralciata.
Non è stata più menzionata nemmeno l’ipotesi di apertura di un conto corrente dedicato solo per i guadagni dall’attività. Tale opzione era stata ipotizzata per verificare più velocemente i guadagni, ma si sarebbe risolta in un’ulteriore spesa da sostenere per i possessori di partita IVA agevolata.
Tuttavia, per chi vuole farlo, l’apertura di un conto corrente dedicato è un’opzione che molti commercialisti consigliano perché permette di ottenere alcuni vantaggi dalla gestione della propria posizione:
- Risulta più semplice tenere d’occhio i pagamenti in entrata e in uscita e valutare un piano di crescita professionale;
- Non crea confusione tra le spese relative al lavoro e alla famiglia;
- In caso di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate non si rischia di perdere tempo e fare errori nel giustificare la propria situazione.
Cosa dovrebbe davvero cambiare per il regime forfettario
Stando alle ultime indiscrezioni, sembra andare in porto solo la possibilità di bloccare l’entrata nel regime agevolato per chi già percepisce un reddito da lavoro dipendente o da pensione maggiore di 30.000 euro lordi all’anno. Un altro cambiamento riguarderebbe chi ha sostenuto spese per più di 20.000 euro per dipendenti e collaboratori: in questo caso si dovrà passare al regime ordinario.
In conclusione, tutto sembra far pensare che non dovremo dire addio al regime forfettario. Per aprire la partita IVA nel 2020 si dovranno rispettare sostanzialmente le stesse regole, a patto che non si abbiano già altri redditi, come appena spiegato.
Ricordiamo inoltre che chi sceglie il regime forfettario può idealmente portarlo avanti per tutto il resto della sua attività lavorativa, a patto che non decada per legge e non superi il limite di 65.000 euro all’anno. In quel caso passerebbe in automatico al normale regime con obbligo di fatturazione elettronica, IVA nelle fatture, tasse più ingenti, ma possibilità di scaricare tutte le spese.
Proprio quest’ultima caratteristica resta un nodo per chi si trova ad aprire la partita IVA nel 2020: non potendo detrarre tutte le spese, ma soltanto una quota fissa definita per legge, molti potrebbero comunque preferire l’opzione del regime ordinario. Si pensi ad esempio a tutte quelle professioni che prevedono costi alti di gestione, tra materiali, affitti, bollette, viaggi, eccetera.
Come prendere le decisioni giuste per aprire la partita IVA 2020
Tutte queste incertezze sul futuro del regime forfettario rendono indispensabile l’aiuto di un professionista. Soprattutto per chi non ha mai lavorato in proprio e vuole aprire una partita IVA nel 2020, è di cruciale importanza rivolgersi a specialisti in materia fiscale.
Oltre alle eventuali modifiche che entreranno in vigore, sono tante le informazioni necessarie da conoscere, per evitare di commettere errori. Consigliamo dunque di esplorare il mercato e di valutare attentamente quale possa essere il commercialista migliore a cui affidarsi. Sono utili i preventivi, certamente, ma bisogna anche fare attenzione a cosa prevedono le tariffe: solo così si può affrontare al meglio l’apertura della partita IVA 2020.
Ulteriori informazioni per l’apertura della Partita IVA qui: https://www.serviziocontabileitaliano.it/come-aprire-partita-iva.html