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    Categories: Economia

Salario minimo in Canton Ticino: tremila euro al mese per i lavoratori svizzeri

Svolta epocale in Canton Ticino dove è stata emanata una legge che introduce il salario minimo di 19 franchi (3000 euro circa). Il governo ticinese ha applicato il risultato del referendum del 2015 ma i promotori sono scontenti perché la cifra sarebbe troppo bassa e la questione adesso passa al parlamento.

Dumping salariale in Canton Ticino, arriva il salario minimo

Ogni ora non lavorata sarà retribuita con 19 franchi, lo ha stabilito il governo del Canton Ticino con una legge che segue il referendum del 2015 proposto da Verdi, Socialisti e lega ticinese. L’elettorato svizzero votò appunto a favore dell’introduzione del salario minimo con un risultato del 54%. Questa misura serve per arginare il fenomeno del dumping salariale che ha origine dalle assunzioni di lavoratori italiani che non vivono nella regione Svizzera ma in Italia. Per lungo tempo hanno accettato compensi inferiori rispetto ai salari svizzeri, i frontalieri guadagnano circa il 25% in meno dei colleghi residenti.

Diritto al salario dignitoso: perché è importante?

Sergio Savoia, leader dei Verdi, all’epoca del referendum si dichiarò soddisfatto perché per la prima volta veniva inserito in Costituzione il diritto al salario dignitoso. Il governo ticinese non accolse in maniera positiva il risultato e si dimostrò poco incline a dare applicazione alla legge, dopo due anni però è arrivata la svolta.

Confindustria locale ha spiegato che il 94% dei lavoratori del Canton Ticino percepisce salari minimi rispetto a quelli proposti dal governo. Con l’applicazione della legge potranno usufruire del beneficio circa 9100 persone, di cui solo 6500 frontalieri, questo significa che le piccole attività che hanno margini di guadagno inferiori rispetto alle grandi aziende, si troveranno in difficoltà e aumenterà la competitività. I promotori del referendum però vorrebbero aumentare il salario minimo da 19 a 20 franchi, così come come stabilito dal Cantone di Neuchâtel. Adesso la legge passa al Parlamento che potrà apporre delle modifiche prima dell’approvazione e le imprese da quel momento avranno 3 anni per adeguarsi.

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