Per chi sul web deve gestire un e-commerce, uno dei parametri chiave che determinano il successo o l’insuccesso, in termini di vendite, è rappresentato dal cosiddetto tasso di conversione che è dato dal rapporto tra il numero di acquisti ed il numero di accessi al sito. Questo parametro può essere migliorato attraverso strategie di comunicazione ad hoc che, nello specifico, favoriscono ed incrementano la tendenza del consumatore non solo a guardare online la vetrina di beni e/o servizi, ma anche a perfezionare l’acquisto tirando fuori dal portafoglio la carta di credito.
Neuromarketing, la nuova frontiera per i processi decisionali d’acquisto
Come riportato su test-qi.it , nel campo del marketing da qualche anno a questa parte si è sviluppata una branca di riferimento che rientra nella cosiddetta neuroeconomia in quanto mette insieme i principi di base dell’economia con quelli delle neuroscienze.
Stiamo parlando del neuromarketing che, per la precisione, è una branca di riferimento che, partendo dai principi di base ed economici del marketing, include pure aspetti della medicina, ed in particolare della neurologia, ed altri aspetti delle scienze comportamentali e, quindi, della psicologia.
Come funziona e cosa studia il neuromarketing
Cosa succede nel cervello delle persone quando online, ma anche nei negozi, guardano la pubblicità, un marchio o un prodotto da acquistare? Cosa accade nei consumatori quando decidono di acquistare e quando invece non comprano? Ebbene, il neuromarketing analizza e studia le strategie che spingono i consumatori all’acquisto anche approfondendo quelli che sono, nel corso del processo decisionale, i segnali che arrivano al sistema nervoso centrale.
In altre parole con il neuromarketing, al fine di valutare l’efficacia di una comunicazione pubblicitaria, si analizzano e si studiano le risposte a quelli che sono, a livello neurocognitivo, degli stimoli emozionali ben precisi. Nel perseguire tale obiettivo, in genere la bontà dei risultati ottenuti con il neuromarketing è legata ad una forte personalizzazione dei messaggi pubblicitari in base al cliente target, ed anche all’utilizzo di tecniche di comunicazione ben precise facendo leva pure su verifiche intermedie attraverso dei focus group, e sulla triangolazione dei dati che sono stati raccolti facendo uso di altre metodologie.
Rispetto al marketing tradizionale, il neuromarketing sta sempre di più attirando l’interesse dei produttori di beni e delle aziende di servizi online ed offline. E questo perché spesso con il neuromarketing è più facile capire cosa spinge o cosa non spinge il consumatore all’acquisto, rispetto alle tecniche di marketing consolidate, in quanto vengono presi in considerazioni aspetti e fattori come le emozioni ed i ricordi che spesso nello shopping indirizzano le scelte verso un prodotto rispetto ad un altro.
Il conio del termine neuromarketing viene attribuito a Ale Smidts, noto esperto olandese di teoria organizzativa, nonché professore di ricerche di mercato presso la RSM, ovverosia la Rotterdam School of Management, Erasmus University. Secondo l’esperto il neuromarketing non è altro che ‘lo studio dei meccanismi cerebrali applicato al comportamento del consumatore, al fine di migliorare le strategie di marketing’.