La Scozia a partire dal mese di settembre fornirà assorbenti e altri prodotti sanitari femminili in maniera gratuita per porre rimedio alla period poverty. Le ragazze quando hanno le mestruazioni non vanno a scuola perché non possono acquistare assorbenti e altri prodotti. Questo programma ha un costo di 5,2 milioni di sterline e 395mila ragazze avranno prodotti sanitari di base.
Povertà mestruale
La ministra scozzese per le Comunità, Alieen Campbell ha dichiarato: «In un paese ricco come la Scozia non è accettabile che qualcuno faccia fatica a comprare i prodotti sanitari di base». L’iniziatica ha spinto anche altri paesi a chiedere l’introduzione di programmi simili. La Plan International UK che si occupa dei diritti delle donne, sostiene che ci sono migliaia di ragazze che non vanno a scuola perché non possono acquistare gli assorbenti e c’è chi ricorre ad altri rimedi come giornali e vestiti vecchi. Regno Unito e Irlanda si sono unite in questa importante campagna, addirittura molto spesso le insegnanti forniscono assorbenti alle studentesse per aiutarle.
Tampon tax
I movimenti femministi e le associazioni da sempre si impegnano per abolire la tampon tax, ovvero la tassa sugli assorbenti che corrisponde all’IVA. Le mestruazioni non sono una scelta e anche l’acquisto degli assorbenti, applicare l’IVA che è applicata ai beni di lusso è davvero un paradosso. Tra le varie proteste quella più famosa è quella del free blending, le donne non hanno usato assorbenti durante le mestruazioni e i vestiti si sono macchiati di rosso.
Il governo britannico ha affrontato la questione nel 2015, in quell’occasione Charlie Edge, ideatrice della protesta aveva dichiarato a BuzzFeed News: «Se le persone sono schifate dal fatto che non indosso un assorbente, credo che questo provi il mio punto. Non sono prodotti di lusso». Nel 2000 il Regno Unito aveva già abbassato le tasse sui prodotti sanitari femminili ed era stata avanza la proposta si eliminarle completamente, ma era stata bocciata per non andare contro le direttive UE secondo cui l’IVA si può ridurre ma non azzerare. In Italia il partito di Civati aveva depositato una proposta di legge per la riduzione dell’aliquota dal 22 al 4% ma non è stata presa in considerazione.